Ci vorrebbe una livella grossa. Molto grossa. Lunga almeno … un chilometro? per sicurezza facciamo dieci chilometri. Da disporre lungo l’asse nord-sud del versante padano a sinistra del Po: apparirebbe evidente che la pianura è in realtà un piano inclinato, che scende fino al Po partendo dai colli morenici che chiudono i grandi laghi prealpini. Ma a ben guardare questa livella esiste ed è molto più lunga: sono tutti i fiumi, grandi o piccoli che siano, le cui acque scorrono proprio da nord a sud, dalle Alpi al Po. E mai viceversa. Tutto questo discorso per giustificare i circa cinquanta metri di dislivello che si ripartiscono in circa trentacinque chilometri tra Milano e Pavia. O i circa cento metri da risalire in venti-venticinque chilometri andando da Milano a Seregno (qualche chilometro più in la aumenta la pendenza, ma quello è il famooooso conoide di Erba, generato dal generoso Lambro e quindi è un’altra storia). E sticazzi direte voi. Eh mica tanto: quando pedali da Milano a Pavia la bici fila. Eccome se fila. Però tu intorno vedi solo pianura e ti dici: sono diventato proprio figo. E ci dai dentro. E probabilmente a tornare a Milano non farai molta fatica. Dipende. Mica sempre. Se te ne sei andato su e giù per i colli d’Oltrepò, poi magari fino a Varzi, o su su fino al Penice… tanto c’è tutta la giornata di tempo… che fretta c’è di tornare a casa? Non c’è fretta. No. Però quando sei stanco, quegl’impercettibili cinquanta metri di dislivello da risalire nei monotoni trentacinque chilometri tra Pavia e Milano, sembrano sabbia che ti si è infilata nei mozzi delle ruote. Capito perchè preferisco andare verso Seregno, quindi a Erba e poi su al Ghisallo per poi tornarmene giù scorrendo insieme all’acqua del Lambro?
dALL’INIZIO DI QUEST’ANNO, PER IL TRAFFICO A MOTORE SI CONTANO GIA’
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6 commenti
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febbraio 10, 2012 a 1:18 PM
Clod
Non conosco la zona, ma mi sento di concordare sul principio. Non farei mai una salita qualunque nelle mie Alpi Cozie dopo kilometri di discesa! 😉
febbraio 10, 2012 a 2:04 PM
rotalibra
beh insomma, in effetti sono dislivelli impercettibili a occhio, li senti solo nella scorrevolezza della bici e possono creare qualche problema solo quando sei stanco e perchè si parla di qualche decina di chilometri. tanto per dare un’idea delle proporzioni può essere come fare i primi tratti della Valvaraita fino a brossasco, o risalire la valle del guil dopo chateau queyras, ma solo molto più in lungo
febbraio 11, 2012 a 12:35 am
Clod
Grande conosci Brossasco!!! Proprio il genere di falsopiano che sei felice di trovare all’andata (per entrare in gamba) e apprezzi anche al ritorno, perché ti fa tornare in tempo a casa per pranzo!
febbraio 13, 2012 a 7:29 am
rotalibra
conosco si: vengo spesso a frassino (almeno una settimana in autunno) e in genere sulle alpi cuneesi. ma tu dove stavi prima d’andare in francia?
febbraio 13, 2012 a 2:35 PM
Clod
Abitavo a Genola (sempre in provincia di Cuneo, ma ancora nella “piana”). Ogni estate comunque torno giù e mi faccio un bel po’ di colli in Argentera (in genere partendo da Piasco e su sull’Agnello, o verso Elva), oppure in Val Maira e Valle Stura.
Sarebbe bello fare la granfondo Fausto Coppi un giorno… la conosci?
febbraio 13, 2012 a 3:03 PM
rotalibra
il bello di quella pianura è che sei in mezzo a un ventaglio di vallate: è da otto anni che ad agosto vengo in una di quelle. chissà, magari ci siamo già incrociati, d’altronde i percorsi, anche se tanti, sono più o meno quelli. la fausto coppi eh? bella storia dev’essere, soprattutto la randonnèe, anche se mi manca la voglia di preparare una qualunque attività ufficiale e preferisco vagabondare a andature molto tranquille.