Era ora! tutta l’umanità lo aspettava, i tempi erano maturi, non c’era che farlo, non si poteva più aspettare. Un’isituzione millenaria e apparentemente immobile come la chiesa se ne è accorta. Sicuramente nelle prossime ore i giornali di tutto il mondo pubblicherano interviste a Moser, Gimondi e Merckx e il pensiero non potrà non tornare ad Adriano Dezan che da anni non è più tra noi: chissà quanto ne sarebbe stato contento. Finalmente oggi, mercoledì 13 marzo 2013, i cardinali riuniti in conclave hanno eletto papa uno dei nostri: Bertoglio!

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Per un decennio, un calzolaio internazionale ha usato l’immagine vincente di Lance Armstrong per farsi pubblicità. Ora è ufficilamente chiarito che il texano vincesse solo grazie al doping e il calzolaio internazionale dice che lui di queste cose sporche non ne vuol sapere, facendosi così pubblicità anche con l’immagine perdente dell’ex corridore. Magari pure aggratis :

http://sport.tiscali.it/altrisport/feeds/12/10/17/t_11_997556.html?altri

Che il cielo me la mandi buona. Anzi, che non mi mandi proprio niente.

C’è da cagarsi sotto che si caghino sotto.

Leggendo questo articolo http://bicifissaviareggio.blogspot.it/2011/08/bike-messengers-ecologisti-al-servizio.html , al di la di quelle che possono essere le motivazioni personali più o meno illusorie di ognuno, secondo me conta solo quel faccio (facciamo?) realmente quando mi muovo (ci muoviamo?) in bicicletta per la città: ricamo percorsi negli spazi e nei tempi residui. uso gli avanzi di strada che la grande massa del traffico non riesce ad occupare alla velocità che i mezzi a motore mi consentono. e -anche se sono tutt’altro che un esperto del campo-  direi che è la stessa cosa che succede a livello sociale ed economico: con le nostre biciclette non ci stiamo ribellando affatto, ma ci limitiamo a usare a modo nostro quel poco che avanza.

14/07/2012. uscita numero 2. 55’17”. 20,74km a 22.3 km/h di media. rapporto 34×21 ritmo 110-120 pedalate/min.

che poi tutto questo non dice niente: quel che conta è la sensazione del sangue che torna a scorrere e il piacere dei muscoli delle gambe che ricominciano a lavorare. sensazione ben diversa dalla rilassante stanchezza di ore di nuoto o della pesantezza di due ore di camminata, magari zoppicando. la lotta col vento che non so se porterà un temporale o se spazzerà le nubi. intanto tenta di girarti il manubrio su cui la presa si fa man mano più forte, più decisa. i rettilinei e le ampie curve dove scorrere a incalzare il ritmo, senza mai cedere e senza mai farsi sopraffare. sudore e fiato, acqua e calore. vita che riprende.

Toc, toc, toc, toc, le scarpette fanno risuonare il rumore dei passi. riemergo dalla semioscurità del garage tenendo la bici per la sella, come insegnano certi triatleti. apro il cancello e mi fermo in strada, di fianco ad un auto parcheggiata. sono passati più di tre mesi. non posso trattenemi e nemmeno trattenere un sorriso: salgo in sella, aggancio i pedali con le tacchette delle scarpe e parto subito a pedalare col 34×21. rapporto agilissimo, da montagna. qui a milano è una pedalata senza sforzo che non sia quello di mulinare le gambe velocemente, smuovere le ginocchia, disincrostare le caviglie. e va così per venti chilometri. passo il naviglio e  percorro gli stradoni di estrema periferia del quartiere barona-s.ambrogio, tra casermoni popolari e risaie, dove avrei voluto vedere almeno un arrivo del giro d’italia: l’ultima volata, la maglia rosa e lo champagne ad annaffiare spettatori, ciclisti e passanti, asfalto casermoni e risaie. il ponte che da via gonin salta in una volta sola naviglio e ferrovia e quello della 95 li passo col 34×25, senza forzare e senza perdere mai il ritmo: ottanta? cento? centoventi al minuto? non lo so, la bicicletta non si fa coi numeri. le mie gambe non danno retta al fiato  che non riesce a seguirle e spesso allungano e mi staccano andandosene in fuga: le richiamo, mi ascoltano, rallentano  lasciandosi raggiungere, poi ripartiamo insieme. ancora per strada. ce ne è ancora tanta da fare.

Vale sempre la pena di andare a leggere http://autonomiapedali.wordpress.com/

Che è tempo di ricominciare ad appoggiare il piede a cui si era fratturato il malleolo. Che è tempo di ricominciare a deambulare (col dovuto tutore) abbandonando gradualmente le stampelle. Che è possibile, anzi è bene tornare a nuotare da subito (con le dovute cautele)… e … tra una quindicina di giorni… LA BICICLETTA!!!!

 

Un telaio da corsa anni novanta: geometria slooping da alpino ormai pensionato. Tubi Columbus Thron in acciaio a doppio spessore, leggeri ed elastici, ricoperti da coprenti strati di fondo grigio chiaro e di nero finiti con infinite pazienti mani di vernice spennellata a mano: superfice RUVIDA. Che si graffi pure: cicatrici che racconteranno questa sua seconda vita.

Forcella nuova, cromata, splendente, con leggero rake ammortizzante e avancorsa ridotta: selvaggia e docile, come un lupo ammaestrato. Due mozzi Campagnolo talmente vecchi da esser fuori catalogo da anni, ma così efficienti da meritare di esser puliti, rifatti nei cuscinetti e rilubrificati, piazzati al centro delle ruote sottendono due nuovi cerchi, smaltati neri, con pista frenante smaltata nera e lucidata dal profondo abbraccio amoroso delle nuove pinze smaltate nere, morbide nella frenata, ma anche capaci di inchiodare all’occorrenza, fischiando minacciose come Stukas in picchiata. Coperture rinforzate da ventotto pronte a girare impazzite nella forcella che riempiono a raso come la acque vorticose del fiume in piena colmano minacciose gli argini della pianura. Eliminati sette degli otto pignoni, inutili ed inutilizzabili nei gelidi, nebbiosi inverni del piattume padano, c’è voluta la MEZZA maglia per tendere la catena attorno al 42×18: agile quanto basta a sorvolare gli sterrati, umile il giusto da saper rispettare ghiaie e fanghi, atletico il necessario da lanciarsi almeno ai trenta al ritorno sull’asfalto. Con la voce squillante di un piccolo, tondo, cromato campanello,  canta storie di percorsi che sempre ritornano nella quotidianità della città da cui sono partiti.

dALL’INIZIO DI QUEST’ANNO, PER IL TRAFFICO A MOTORE SI CONTANO GIA’

http://www.achitocca.it/

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"Gli uomini liberi possono percorrere la strada che conduce a relazioni produttive solo alla velocità della bicicletta" (I.Illich-Elogio della bicicletta)